autunno

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giovedì 27 agosto 2015

radio comunicazioni

W La radio (l’aradio)

Le radiocomunicazioni. Che invenzione. Poi negli ultimi 30 anni. Progressi strepitosi. Se tornasse Marconi (con la o chiusa altrimenti è quello della cantina ) si stupirebbe. Come faccio a spiegare  ai miei figli che Mak Losa, Antonello Belloni, Ezio Centi, Federico Renzetti  sono persone realmente esistite?
Con dei sentimenti, delle emozioni, dei panini con tonno e giardiniera ben confezionati da Mimmo (il grosso), che aveva anche il telefono a gettoni, con la cabina grigia, insonorizzata, dove potevi telefonare prenotandoti; con quell’entusiasmo dell’età che diventava palpabile ogni qualvolta l’olio colava sulla copertina di un  45 giri, di quella volta che Antonello ricevette una “copertinata” in faccia all’arrivo del disco tanto atteso, che Mak in regia in preascolto intuì dalle prime battute essere quello giusto, e per la grande euforia ne lanciò la copertina in faccia al conduttore…
Bei tempi. La qualità audio di un vinile era e rimane insuperabile. Anche il rituale magico di pulitura col panno elettrostatico, la puntina con lo spazzolino, l’olio del tonno che nel frattempo aveva impregnato il cartoncino ed era finito nei microsolchi, girando in cerchi quasi concentrici a seguire il verso dell’incisione, perchè quella era la vera incisione… bene aveva solo lubrificato il materiale, consentendo alla puntina di scorrere più agevolmente, ed  attutire quei piccoli fruscii fisiologici che tanto si formavano quanto più il disco era suonato. Perché il vinile è una cosa viva. Mutevole. Ad ogni passaggio una ruga in più. Come una persona. E’ più è ascoltato più diventa uno di casa. 
Poi è fedele. E’ sensibile. Se ben prodotto si colgono delle sfumature e dei colori nel suono, che sicuramente questi supporti moderni non riescono a riprodurre.
Però che bello oggi. L’altro giorno  ho aiutato Federico ed Alessandro  a  musicare un  loro brano. In poco più di due ore abbiamo arrangiato, suonato ed  “inciso”  una bozza di canzone che già oggi è in rete!, Centinaia di fans la ascoltano, grazie a sto WhatsApp, (altro che radio!) che fa da procacciatore, da divulgatore e da opinionista.  E’ vero.  Rispetto ad un’incisione al vinile è tutta un’altra storia, però mi domando: come fanno queste nuove generazioni ad avere un termine di paragone, se il vinile non l’hanno mai conosciuto? Se per loro il parametro è unico ed il loro orecchio è oramai modificato per questo tipo di ascolto, come faccio a spiegare  che per avere quello che abbiamo oggi si è per forza dovuto rinunciare a qualcosa, in questo caso alla qualità audio?  Per loro è così!  E’ il loro tempo! Va benissimo così! Se conosci solo una strada, fai solo quella! Ma noi della generazione del vinile e delle trasmissioni nelle radio libere abbiamo la fortuna di poter  fare il paragone.  L’esperienza è da tramandare, avendo però la capacità di capire dove siamo e dove stiamo andando. Altrimenti non capiremo mai queste nuove generazioni.
Certo è che adesso un giovane con lo smartphone telefona o messaggia mentre mangia, e a pranzo è una cattiva abitudine, ma avete provato a mettere a tavola la cabina di Mimmo il grosso, e stare “connessi” con quella? Facendo una forzatura, due  persone  magre (nella cabina di Mimmo il grosso-!-) col piatto in mano ci stanno, e,  se pur insonorizzata,  mancando il viva voce… non è fattibile.
Il problema  si pone quando lo smartphone  cade nel piatto della minestra. Oltre allo “scuppolone” di tua madre, devi sorbirti gli insulti di tuo padre, che,  diversamente giovane,   ti aveva già detto che  Federico ed Alessandro  li avresti ascoltati prima o poi  all’aradio.

  

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