W La radio (l’aradio)
Le radiocomunicazioni. Che invenzione. Poi negli ultimi 30
anni. Progressi strepitosi. Se tornasse Marconi (con la o chiusa altrimenti è
quello della cantina ) si stupirebbe. Come faccio a spiegare ai miei figli che Mak Losa, Antonello
Belloni, Ezio Centi, Federico Renzetti
sono persone realmente esistite?
Con dei sentimenti, delle emozioni, dei panini con tonno e
giardiniera ben confezionati da Mimmo (il grosso), che aveva anche il telefono
a gettoni, con la cabina grigia, insonorizzata, dove potevi telefonare
prenotandoti; con quell’entusiasmo dell’età che diventava palpabile ogni
qualvolta l’olio colava sulla copertina di un
45 giri, di quella volta che Antonello ricevette una “copertinata” in
faccia all’arrivo del disco tanto atteso, che Mak in regia in preascolto intuì
dalle prime battute essere quello giusto, e per la grande euforia ne lanciò la
copertina in faccia al conduttore…
Bei tempi. La qualità audio di un vinile era e rimane
insuperabile. Anche il rituale magico di pulitura col panno elettrostatico, la
puntina con lo spazzolino, l’olio del tonno che nel frattempo aveva impregnato
il cartoncino ed era finito nei microsolchi, girando in cerchi quasi
concentrici a seguire il verso dell’incisione, perchè quella era la vera
incisione… bene aveva solo lubrificato il materiale, consentendo alla puntina
di scorrere più agevolmente, ed attutire
quei piccoli fruscii fisiologici che tanto si formavano quanto più il disco era
suonato. Perché il vinile è una cosa viva. Mutevole. Ad ogni passaggio una ruga
in più. Come una persona. E’ più è ascoltato più diventa uno di casa.
Poi è fedele. E’ sensibile. Se ben prodotto si colgono delle
sfumature e dei colori nel suono, che sicuramente questi supporti moderni non
riescono a riprodurre.
Però che bello oggi. L’altro giorno ho aiutato Federico ed Alessandro a
musicare un loro brano. In poco
più di due ore abbiamo arrangiato, suonato ed
“inciso” una bozza di canzone che
già oggi è in rete!, Centinaia di fans la ascoltano, grazie a sto WhatsApp, (altro
che radio!) che fa da procacciatore, da divulgatore e da opinionista. E’ vero.
Rispetto ad un’incisione al vinile è tutta un’altra storia, però mi
domando: come fanno queste nuove generazioni ad avere un termine di paragone,
se il vinile non l’hanno mai conosciuto? Se per loro il parametro è unico ed il
loro orecchio è oramai modificato per questo tipo di ascolto, come faccio a
spiegare che per avere quello che
abbiamo oggi si è per forza dovuto rinunciare a qualcosa, in questo caso alla
qualità audio? Per loro è così! E’ il loro tempo! Va benissimo così! Se
conosci solo una strada, fai solo quella! Ma noi della generazione del vinile e
delle trasmissioni nelle radio libere abbiamo la fortuna di poter fare il paragone. L’esperienza è da tramandare, avendo però la
capacità di capire dove siamo e dove stiamo andando. Altrimenti non capiremo
mai queste nuove generazioni.
Certo è che adesso un giovane con lo smartphone telefona o
messaggia mentre mangia, e a pranzo è una cattiva abitudine, ma avete provato a
mettere a tavola la cabina di Mimmo il grosso, e stare “connessi” con quella?
Facendo una forzatura, due persone magre (nella cabina di Mimmo il grosso-!-) col
piatto in mano ci stanno, e, se pur
insonorizzata, mancando il viva voce…
non è fattibile.
Il problema si pone
quando lo smartphone cade nel piatto
della minestra. Oltre allo “scuppolone” di tua madre, devi sorbirti gli insulti
di tuo padre, che, diversamente giovane,
ti aveva già detto che Federico ed Alessandro li avresti ascoltati prima o poi all’aradio.
Nessun commento:
Posta un commento