autunno

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lunedì 12 ottobre 2015

IN ORDINE SPARSO : UNA PAGINA DEL ROMANZO "LA RAGAZZA DISEGNATA" di mimmo sola

Federico teneva molto alla famiglia. Amava sua moglie, una persona molto buona e comprensiva, che aveva sposato dopo una storia nata in età adolescenziale e continuata per molti anni senza gravi motivi di scontro.
Il luogo comune del “d’amore e d’accordo.” Infinito l’amore  per i  suoi  bambini. Rifletteva nel  grande la sua intelligenza, essendo precocissimo e dotato di una memoria straordinaria. Il piu’ piccolo , cherubino o viso d’angelo, come lo chiamava lui, era di una bellezza particolare. Sembrava un angioletto della pubblicità dei cioccolatini, probabilmente lo era anche lui tanto era forte la voglia di mangiarlo.  Aveva stessa  bocca e sguardo del padre.
Una persona che possedeva dentro di se così tanto amore che non riusciva ad esaurirlo anche dandone tantissimo alla famiglia, e così lo riversava nel lavoro, nella musica, nelle relazioni con gli altri, sentiva di amare persone e cose con le quali aveva a che fare,  che meritavano le sue attenzioni.
Con questo spirito bisogna inquadrare il suo atteggiamento verso la ragazza disegnata, Emanuela, la cui sensibilità era tale da lasciar trasparire a Federico di poter tranquillamente riversare su di lei parte di quell’amore che aveva dentro.
-          “Non ti sembra strano che tu sin dalla prima volta che ci siamo incontrati ti sei aperta con me raccontandomi cose tue intime con tanta naturalezza e senza inibizioni?”
-           “– Si, è vero, e questo mi  fa paura.”
Le ragazze dicevano che Federico avesse labbra particolari, di colore rosso porpora e taglio sensuale.
 Baciando, trasmettevano calore ed energia, sensazione di piacevole appagamento.
Era convinto che la sua parte fisica  apprezzata dalle donne fossero le  labbra, insieme al suo sguardo,  molto attento e capace  di penetrarne il carattere,   talvolta  creando imbarazzo in chi lo guardava nella convinzione che con un semplice sguardo lui riuscisse a comprendere i pensieri più intimi.
Ma era il suo non giudicare gli altri, che lo poneva in una condizione di osservare le persone con quel senso di meraviglia nell’avere la conferma che ognuno, nella sua unicità, in fondo appartiene a quella stessa emozione universale, che ci fa uguali nell’avere le medesime reazioni, prevedibili; quando il pregiudizio o peggio l’ignoranza fa di uno sguardo uno strumento di valutazione.
A Federico interessava l’essere interiore, che si nascondeva in quell’involucro, che mostrava di se l’impronta superficiale, del  pregiudizio facile preda, ma della cui  essenza sentiva il profumo, restandone affascinato.          
Mentre è la superficie che crea il pregiudizio è l’interiorità che ne può dare conferma, nel giudizio; e soltanto analizzandola col filtro dell’intelligenza si può collocare la persona in una delle due categorie di appartenenza, a seconda delle sfumature del carattere : normale o speciale.
In attesa della collocazione  ognuno di noi diventa  contemporaneamente cavia nell’essere osservato e sperimentatore che  osserva;  uno sguardo più o meno intenso stabilisce il rapporto di sudditanza in chi abbassa prima gli occhi…

  Federico era spesso rimproverato dalla sua compagna per quella sudditanza psicologica che incuteva col suo sguardo. Ma era poi vero?  

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