Ore 02,19. Varco due. Finisco di sistemare una canzone. Poi
scriverò qualcosa da pubblicare domani sul blog. È la quarta notte al varco.
Penultima. Domani un’altra. Poi un giorno di riposo.
E poi si vedrà.
Nel frattempo lo
spunto: un ragazzo che lavora in galleria dall’altro lato, (ponte italia
per capirci) mi chiede se lo faccio entrare per andare all’impianto di
calcestruzzi.
Io lo faccio entrare, è autorizzato, ma gli ricordo che
l’impianto si trova da dove è venuto, più a sud, quindi si sarà confuso per
arrivare fin qui… in effetti si dà una manata in fronte ed inizia ad
infarfugliare parole in napoletano, intuisco siano pre-bestemmie; lo
tranquillizzo dicendogli che non è il primo, ed in questa affermazione
l’anomalia dell’uomo del momento, perché sono in tanti, oggi, ad essere
confusi.
Una confusione oramai intrinseca negli strumenti e di
conseguenza nei contenuti, tale da
diventare endemica.
Nella confusione dei pensieri di ognuno la confusione del
mondo, quando non si capisce bene in che direzione andare, in che varco
entrare, dove la tua volontà non basta perché troppo distratto, troppo interconnesso,
e quando l’altro si blocca di conseguenza resti bloccato anche tu…
“Allora a cosa serve la vita che scorre,- scriveva un amico
di mimmo nel 1985, un tale ferdinando; -se il tempo i tuoi pensieri porta via
con sé…”
“Amico mio, non sai quanto è difficile partire, dover
lasciare tutto e in un istante dimenticare i volti della gente…”
E’ questa la canzone che stavo sistemando, dopo trent’anni:
se c’è la voglia, anche dopo molto tempo, tutto può sistemarsi e ben continuare;
mi auguro che chi tiene a questo mondo, l’unico abitabile per il momento, abbia
voglia di dire basta a questa confusione, ed iniziare un percorso che vada in
direzione dell’uomo, dove non rimpiangerai il tempo che porta via i tuoi
pensieri, se altri più freschi ne dovranno arrivare.
Se dopo trent’anni sistemo ancora una canzone, probabilmente
il tempo non esiste.
Notte del 10 novembre 2015
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