autunno

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giovedì 3 dicembre 2015

DELLA SERIE "FUTURO A PIACERE"

                                              SI CHIAMA FUTURO, MA E' FEMMINA.

DELLA SERIE “ FUTURO A PIACERE”

Se doveva esserci un tempo per la resa dei conti, è arrivato. La difficoltà nello spiegare a mio figlio del perché da un benessere diffuso fino ai primi anni del duemila, si è andati piano piano verso la decadenza, ne è l’evidenza.
Gli squilibri di una società malata di arrivismo, a discapito del merito, della produttività, del giusto; nel valorizzare più il contenitore che i contenuti, hanno alimentato un substrato marcio alla base, che ha fatto crollare quella illusione (ERA ORA!) che tutto ciò che è  costruito sul nulla possa durare molto.
Vivere e programmare l’effimero, le bugie, l’edonismo degli anni ottanta, dove la generazione prima della nostra si è formata e diventata classe dirigente, sta mostrando il suo frutto del medio termine: un pugno di sabbia tra le mani, per le generazioni odierne. Si è pensato (in generale) a creare enti inutili, doppioni di strutture inutili,  dirigenti inutili, stipendifici inutili, dove attingere momentanee tranquillità inutili, per costruire futuro nero per i nativi post “solo piacere e carni abbindatizzi”. Ecco di cosa sono capaci gli uomini, con la loro intelligenza e lungimiranza.
Le cose e le iniziative buone che avevamo, lasciate lì a perire; tante nostre maestranze  non valorizzate per le loro idee ed il loro saper fare cercare spazi altrove, distratte da un profitto immediato che ha annebbiato la vista; i nostri  talenti  emergenti  fare la gioia di qualche azienda del nord, le risorse impiegate a pagare dirigenti edonisticamente inutili che non hanno saputo dirigere, le idee che potevano fare economia per il nostro territorio lasciate ad altri… i nostri giovani spalle al muro. La scusa è: non c’è lavoro.  Ma Il lavoro lo si crea con la forza dell’idea e la fattività. Partendo da quello che di buono abbiamo, replicabile.
Io sono un fesso. La notte di Natale illustrerò, (oltre ai segreti dell’occhiatura come promesso tempo addietro) in  videoconferenza su skipe,  due o tre progetti che potrebbero ancora adesso, con tutte le difficoltà del momento, creare occupazione ed economia nel nostro territorio, al di fuori dell’assistenzialismo edonistico perdente sul medio termine. La domanda è: ci si crede?  La risposta sarà: Si è disposti a cacciare fuori gli attributi? Parlo del mio paese signori, (niente di personale contro chicchessia del resto  sono rimasto quindi ho scelto con chi avere a che fare!), ma quando penso che in altri posti del mondo chi ha saputo guardare lontano ( il concerto idea- popolo-amministratori illuminati) ha creato benessere per sè e per gli altri, partendo da una condizione molto più svantaggiata della nostra, che mi rendo conto del fallimento della formula pseudovincente che compiacersi nell’immediato, per farsi ognuno gli affari propri producendo poco o nulla di tangibile, porti vantaggi. E’ la sostanza che ha un valore economico e non certo il nulla. La mia rabbia è che ancora oggi esistono tentativi per creare economia basata sul niente.
E attenzione: non è solo la politica che deve fare il mea culpa, quando dà l’indirizzo sbagliato, ma ognuno di noi; perché mentre la politica quantomeno ha raggiunto il suo scopo, vivendo di consensi, noi viviamo grazie alle nostre idee vincenti che riusciamo a far sposare alla politica; ed ognuno di noi deve fare il mea culpa quando ad esempio spreca tempo prezioso ancora oggi a commentare in piazza se è vero o no che i soldi del dopo sisma sono arrivati dopo che su fb qualcuno ha sollevato il problema.
Ma per favore! Andiamo tutti a lavorare che è meglio. Qualsiasi lavoro che produca un futuro migliore sfruttando risorse vere, non inventate ad arte per accontentare l’inutile; e siccome come mia convinzione è sempre di più il da fare rispetto alle persone disposte a fare, adesso  basta con queste ipocrisie; perché in troppi siamo veramente stanchi, quando fingiamo di non capire.

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