…notte impermeabile, di giacimenti liquidi e luci in
movimento, sopraggiunge quando non ti accorgi che alle tre sei ancora a
scrivere di cose altre, chiedendoti come mai il tempo che trascorre ti è amico,
non ti chiede spiegazioni e ti accompagna fluido e malinconico verso un’alba
uguale, se ascoltando un pianoforte sogni ad occhi aperti e ogni tanto ridi di
te stesso, per gli errori del giorno prima, di scuse non troppo vere, a
sottrarti da un mondo che pur appartenendoti non ti esalta, non ti convince
anzi a volte ti spaventa.
Forte del tuo io convinto, che più di tanto non puoi dare,
nell’affrontare un sogno tardo ad arrivare, sperando in un mondo giusto, privo
di menzogne ed ipocrisie, coagulo di speranze e scene mute, arrampicato su un
monte senza cima, senza corde a trattenerti mentre cadi, senza ali che vuoi
imparare a volare, senza freni che vuoi provare a scivolare, con le mani giunte
nell’atto di pregare e ti ritrovi solo, nel pensare.
Ciò che hai avuto è già abbastanza, ma sempre poco da
donare, mostrando la sua faccia migliore e sempre uguale, perché la vita è ciò
che senti non ciò che è, e ti perdi, e sono già quasi le quattro.
Versi di animali strani a quell’ora nel silenzio sembrano
dei sibili lontani ma li hai accanto, vorresti capirne il significato nel
comunicare cosa, forse caos; a volte silenzio ma programmato da chi, che
tutt’un tratto smettono di colpo tutti insieme, senza guardarsi negli occhi; a
distanza sanno che è il momento di tacere all’unisono.
A differenza dell’uomo che anche quando arriva il momento
del silenzio, prova invece ad ululare, come se quell’urlo sempre più forte
possa invertire il senso delle cose già
conclamate, che notte impermeabile oramai a tutto, lascerebbe anche passare -
non impregnandosi però: di quell’ inutile gridare.
mimmo sola da “futuro a piacere”
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